Descrizione
Dopo essersi chiamata Old Fire Copper Distillery e poi George T. Stagg Company, la distilleria ha preso il nome finale Buffalo Trace nel 1999. Il nome onora le vecchie strade locali impresse nel paesaggio dai bufali che vagavano per le selvagge pianure americane. La connessione con la distillazione non è solo geografica: quelle tracce sono diventate rotte essenziali per esploratori, coloni, agricoltori. Buffalo Trace è stata dichiarata monumento storico nazionale nel 2013, soprattutto in quanto raro esempio intatto di una distilleria attiva prima, durante e dopo il proibizionismo. Uno dei suoi protagonisti è stato Elmer T. Lee, il primo mastro distillatore dal 1949 al 1985, che ha reinventato il bourbon e creato il primo bourbon single barrel in assoluto, introducendo il concetto di bourbon premium.
Prodotto con il miglior malto di mais, segale e orzo, il whiskey Buffalo Trace Kentucky Straight Bourbon invecchia per anni in botti di rovere nuove, in magazzini centenari, fino al culmine della maturità. Mais, segale e orzo maltato vengono stoccati e macinati separatamente, poi sono trasferiti in tini da 350.000 litri, dove vengono aggiunti i lieviti e inizia la fermentazione alcolica. La prima distillazione avviene in una grande colonna continua, mentre il secondo passaggio viene fatto in pot still. Dopo la distillazione, il New Make raggiunge le warehouse, dove vengono riempiti i barili nuovi di rovere americano e inizia la fase di invecchiamento.
Le botti usate sono costruite con legno affinato per almeno 6 mesi prima dell’assemblaggio e la carbonizzazione delle botti. Per l’imbottigliamento si scelgono principalmente i barili provenienti dai piani centrali delle altissime cataste di botti in invecchiamento. Una curiosità: Buffalo Trace era una delle sole quattro distillerie che producevano alcol durante il proibizionismo. Il divieto ha chiuso quasi tutti i produttori di alcol nel paese, ma Buffalo Trace è stata autorizzata a rimanere aperta, insieme ad altre tre. Mentre alcune cantine rimasero aperte per produrre vino ufficialmente usato per scopi religiosi, una manciata di distillerie come Buffalo Trace (ancora George T. Stagg all’epoca) produceva “whisky medicinale”, poiché questi erano ancora i giorni delle “bevande medicinali”, e medici e ciarlatani si tenevano occupati a scrivere prescrizioni di whisky per febbre, raffreddore, noia, sobrietà o qualsiasi altra malattia si potesse presentare.
Buffalo Trace è ottenuto a partire da cereali di produzione locale americana, mais, segale e orzo maltato. I tre cereali vengono stoccati, macinati separatamente. il mais viene cotto a pressione per raggiungere il livello perfetto di cottura del chicco mentre alla segale e all’orzo maltato vengono riservati tipi di cottura più delicati, senza l’aggiunta della pressione. I cereali cotti vengono poi trasferiti in grandissimi tini di fermentazione da 350.000 litri di capacità, dove vengono aggiunti i lieviti ed inizia la fermentazione alcolica. La prima distillazione avviene in una grande colonna continua, mentre il secondo passaggio viene fatto in un pot still. Dopo la distillazione il New Make raggiunge le warehouse dove inizia la fase di invechciamento. Buffalo Trace richiede barili costruiti con legno affinato per almeno 6 mesi prima della costruzione e la carbonizzazione delle botti. Per l’imbottigliamento si scelgono principalmente i barili provenienti dai piani centrali delle altissime cataste di botti in invecchiamento, dalle quali provengono i liquidi più equilibrati e morbidi, da ogni angolo delle warehouses infatti arrivano liquidi con profili aromatici nettamente diversi fra loro.